Una volta avevo paura del tuo nome. Ho cambiato ogni cosa che me lo ricordasse, perché era doloroso sentirlo pronunciare o leggerlo da qualche parte. Poi, con il tempo, è diventato bello. Mi ricorda momenti felici, in cui le giornate pazze cominciavano con una risata e il desiderio di vedere cosa avrebbe portato il tempo.
Una volta avevo paura di un cerchio e lo tenevo seppellito nella polvere, perché era un altro modo per guardarmi allo specchio e non piacermi. Ora lo rigiro tra le mani e mi rendo conto che anche quello sono io, nel bene e nel male, e che devo cominciare ad accettare il fatto che ho commesso degli errori. Il problema non è rimediare, il problema è non ripeterli.
Una volta avrei trascorso l’arco di 24 ore sapendo benissimo cosa mi sarebbe aspettato, mentre ora ogni giorno è un mistero. Lo è ogni ora, perché mi aspetto da un attimo all’altro che irrompa nella mia vita una notizia o un evento che cambia di nuovo la traballante prospettiva che ho adesso.
Una volta io e te avremmo parlato a lungo. Riempendo di H le nostre parole e ci saremmo risi dietro per difetti e manie. E io avrei cercato di capire i tuoi consigli e tu, forse, avresti ascoltato i miei. Ora non è così e mi manchi.
Una volta non avrei mai scritto un post del genere, perché non ce n’era bisogno e avevo qualcosa che mi faceva ritenere di avere quello di cui avevo bisogno.
E’ strano come la vita sappia ancora sorprenderti, nonostante tutto, vero?
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C’è qualcosa che non va, Fab? Non so, mi pare di leggere qualcosa di “brutto” tra le righe, o forse sono io che ce lo vedo. (Nel caso, scusami, eh?).
Niente di che, caro. Periodo difficile. 🙂
Ah, capisco. Eh, anche per me è un po’ difficilotto (tra ultimo esame e tesi), ma ne usciremo,. dai ;).
PS: Meno male che ho i film preferiti ;).
Ah, Zen, giusto per farti sapere (ma magari non ti interessa): ho dato l’ultimo esame ;).
PS: E ieri ho visto “X-Men: l’inizio”. Sufficiente, via.