Mi muovo silenziosamente tra la folla, ,mi faccio largo tra i passanti e mi fermo davanti all’ingresso della grande libreria. Entro, l’aria condizionata mi da un po’ di tregua dall’afa, baciandomi con garbo e facendomi promesse di farmi stare meglio che so che manterrà. Mentre mi aggiro per scaffali e ripiani, prendo in mano volumi che mi colpiscono per il titolo per la copertina o chissà per cosa. Alla fine mi rigiro tra le mani “Paura e deliro a Las Vegas” e vado alla cassa, mettendomi in fila dietro a una ragazza con un’ampia gonna a fiori e i capelli raccolti in una coda.
– Lo so che ti piacciono le gonne – dice, senza girarsi.
– Come? – chiedo, sorpreso.
– Le gonne. Lo so che ti piacciono e ti piacciono le ragazze con le gonne.
– Sì, è vero – ammetto, vorrei guardarla in faccia, ma lei è girata e non si volta.
Finisce di pagare e se ne va, io la seguo con lo sguardo, ma non riesco assolutamente a vedere chi era. Porgo il libro al vecchio signore con i baffi curati, che passa il codice a barre davanti al lettore.
– Eh – commenta.
– Cosa? – chiedo.
– Il libro.
– L’ha letto?
– No, non è il mio genere.
– E allora?
– E allora è tenero che tu lo prenda.
– Tenero? Perché?
– Per i ricordi, non per quello che c’è scritto.
Non dico niente e allungo una banconota che lui prende, sorridendomi affettuosamente, prima di restituirmi il resto in caramelle mou. Ne infilo una in bocca e varco l’uscita, attraversando il corridoio dell’ospedale con passo sicuro, fino ad arrivare al bancone dove la brigatista rossa mi attende, con una cartella in mano.
– Sono venuto a prendere il signor Lazzerini – dico.
La brigatista mi lancia un’occhiata fredda e scuote la testa.
– E’ morto, non ricordi? E’ morto nel 2003.
– E allora perché mi hanno mandato qui? – chiedo, sorpreso.
– Perché ci sei voluto tornare.
– Qui? Sono voluto tornare in ospedale?
– Indietro. Vuoi sempre tornare indietro, anche se indietro è fare il barelliere e tu stavi male e odiavi tutto questo.
Lancio un’occhiata ai miei ex colleghi che mi sfilano davanti: spingono barelle, caricano vecchietti sulle barelle, compilano moduli, si sfilano guanti. E tutto avviene al rallenty.
– Ha ragione.
– Lo so.
Faccio per allontanarmi, ma poi mi ricordo di una cosa. Mi sporgo verso di lei e le sorrido, perfido.
– Guardi che l’arresteranno.
Me ne vado prima che abbia il tempo di rispondermi ed esco dall’ospedale, perdendomi per strada, fino a quando non vedo la mia auto. Ci salgo sopra e faccio rotta verso casa, passando tra i campi straripanti di vita, tra i fagiani che saltellano in giro, tra i casolari e le trattorie e poi arrivo al bivio per andare a casa mia. Il sole sta tramontando, è estate e la luce è bellissima e io tiro dritto. Guido a lungo, non vado mai da nessuna parte, supero i paesini e le zone industriali, guardo i getti d’acqua che irrigano i campi e gioco con le nuvole che affollano il cielo, ridendo delle forme stupide e stupendomi di quelle più strane.
La strada finisce, come se l’avessi divorata tutta e sono sul burrone. Scendo dall’auto e guardo giù, senza vederne la fine. Il vecchio con i baffi curati siede sul bordo, i piedi a penzoloni, e mangia pistacchi. Tende la mano e mi porge il sacchetto, mi siedo accanto a lui e stranamente non provo vertigini. Mangio un pistacchio e lo trovo buonissimo, allora ne mangio un altro e un altro ancora.
– Dove andavi? – mi chiede lui.
– Non lo so. Andavo.
– Non è vero.
– Perché?
– Perché tu sai dove stavi andando.
– So dove mi piacerebbe andare. E dove vorrei essere.
– Certo, ma sai anche dove stavi andando, in questo momento.
Mangio un pistacchio e gioco con il guscio spezzato.
– Sì – ammetto.
– E quindi ti chiedo, dove stavi andando?
Butto il guscio giù per il burrone e poi lo guardo.
– Avanti.
Il vecchio sorride e annuisce, senza aggiungere altro, prima di infilarsi in bocca un pistacchio. Io risalgo in macchina e accendo il motore, ingranando la prima.
Improvvisamente la sua voce mi risuona nelle orecchie.
– Ehi! Sorridi!
Sorrido.
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Tra l’altro io l’ho letto “Paura e disgusto a Las Vegas” (e ho recuperato il film di Gilliam, ma devo ancora vederlo, ora sto facendo una retrospettiva su Cronenberg: in attesa di “A Dangerous Method” sto guardando i suoi film che non ho visto e riguardando i film che ho visto, infatti oggi dovrei rivedere “Videodrome”): non male davvero (ne ho scritto anche su Anobii). Al di là di tutto, bel post.