L’hai visto tutto?
Ebbene sì e senza neanche soffrire troppo, per quanto Matthew Lillard mi smuova il sistema nervoso oltre modo.
Segnali che è degli anni ’90.
Un cast di facce che giusto in quegli anni lì: Neve Campbell, Skeet Ulrich, Jamie Kennedy e quell’insopportabile faccia da cazzo di Matthew Lillard (uno che, secondo me, si svegliava la mattina e pensava “Cioè, mi fanno recitare. Ma come diavolo è possibile?”). Courtney Cox è ancora bombabilissima. Cordless grandi quanto mattoni. Film visti in videocassetta. Schermi di computer con la definizione di un Gameboy cinese. A un certo punto, durante un interrogatorio, lo sceriffo dice a un ragazzo “cosa ci facevi con un cellulare?”. Ah sì: Rose McGowan ancora giovine e non sexy quanto ora, per quanto ci provi.
Quanti ne muoiono.
8, contando l’assassino. E c’è da dire che c’è la notevole morte di uno dei personaggi, incastrato nella porticina del gatto del basculante del garage, che viene ucciso facendo aprire la porta, che si solleva e gli schiaccia il collo tipo ghigliottina.
L’assassino ha possibilità di diventare iconico?
Be’ non c’è neanche da chiederlo: il killer con la maschera ispirata all’Urlo di Edvard Munch è stato il capostipite di tutti i pazzi dei teen horror successivi. Compare, ovviamente, in un sacco di parodie e il suo look cercherà – vanamente – di essere replicato. Altresì la frase “qual’è il tuo film horror preferito?” era abbastanza in voga, al periodo.
Trama in poche righe.
In una piccola cittadina di provincia cominciano a morire dei giovincelli, uccisi dal killer che – credo – più prende calci in culo durante la sua carriera (non conto le botte che prende mentre cerca di fare, male, il suo lavoro). Dopo tante chiacchiere e sospetti e discorsi sul cinema, viene svelato il misterioso criminale e niente, bon, finita lì perché tanto ce ne sono altri tre, dopo.
Ci sono sequel?
Il capostipite della maratona ci regala tre, diconsi tre, sequel. Titoli difficili da ricordare, mi raccomando concentratevi: Scream 2, Scream 3 e Scream 4. Il secondo capitolo ancora si lascia vedere e diverte il giusto, mentre il terzo è proprio brutto e il quarto è una sorta di remake del primo solo che ha gli stessi attori che fanno gli stessi personaggi ed è orribile. Insomma, diciamo che vi vedete il primo e il secondo se proprio in televisione non danno le previsioni del tempo.
Lo consiglieresti?
Devo dire che, nonostante il facile sarcasmo, il film è invecchiato abbastanza bene e si lascia guardare con piacere. Di certo c’è uno sforzo, a livello di trama, che i sequel e gli altri film si sognano. Nel suo essere così banale, almeno, cerca di dare spiegazioni razionali a scelte e twist narrativi. Dopo questo, ve lo dico subito, verosimiglianza e raziocinio andranno a infestare i film di John Woo, perché i teen horror saranno solo una sequela di omicidi improponibili e di spiegoni finali inaccettabili.
Scena da ricordare.
Ce ne sono parecchie, in effetti: l’inizio con Drew Barrymore, l’analisi delle regole dei film horror anni ’80, la rivelazione dei killer e la resa dei conti finale, che ancora gioca con le regole degli horror. Scream, effettivamente, è un genuino gesto d’affetto verso il cinema orrorifico degli ’80 e sembra strano che sia stato scritto da quello che dava voce ai deliri adolescenziali di Dawson, specialmente visto cosa ha prodotto dopo (per quanto ci siano dei dialoghi francamente imbarazzanti in certi punti – “la vita è un film, solo che non puoi scegliere genere”).
Ovviamente tutto si diluisce e si perde, dopo, negli inutili sequel e nei collaterali che decidono che il fulcro del successo erano adolescenti urlanti, assassini vestiti alla cazzo di cane e misteri infimi. Non voglio dire che Scream sia il film perfetto, ma solo che ha creato un genere che, ironicamente, moriva alla fine della stessa pellicola, perché aveva già detto tutto in quelle due ore.
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