Si affaccia in ufficio il proprietario del ristorante dell’hotel dove lavoro, mi guarda per un po’, poi dice: “E’ un mondo fatto per voi, questo”.
Gli lancio un’occhiata in tralice, poi scrollo le spalle. “No, non è fatto per me, credimi” – batto ancora sulla tastiera. “Anzi, forse sono io che non sono fatto per questo mondo. Sì, sono quasi sicuro che sia così, fidati” aggiungo.
Mi guarda di nuovo e se ne va. Mi rimetto al lavoro.
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Okay. E preso atto che questo mondo è l’unico che hai e devi viverci che vogliamo fare?
Che poi non ho capito una cosa “È un mondo fatto per voi” per voi chi?
Il momento in cui cerchi di ragionare secondo parametri umani con lo chef del mio hotel, è il momento in cui hai perso qualcosa per strada.