Pensieri sparsi su Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Cercherò di non spoilerare, anzi facciamo che creo una parte con gli spoiler e la facciamo finita, però se poi la leggete senza avere visto il film e ci restate male a me dispiacerà, ma vi ho avvisato e quindi potete baciarmi le chiappe.
1. Catwoman.
Sapete che ne Il ritorno dello Jedi ci sono gli Ewoks, vero? Sapete, gli orsetti pelosi armati di lance di legno che soggiogano un Impero tecnologicamente avanzato senza usare la Forza e risultando quindi più in gamba di quel fighetto biondo con la spada laser. Ecco. Se ci fate caso, in tutto il film non viene mai pronunciata la parola “Ewoks”. Mai. Ecco lo stesso si ripete con Selina Kyle in questo film: è una ladra, è una stronza, quelle orecchie che vediamo nel costume sono gli occhialini alzati, mena come un fabbro (con i limiti dovuti al fatto che Anne Hathaway non è Cynthia Rothrock) e si intravedono giornali che la definiscono “la gatta”. Ma mai la parola Catwoman. E la sapete la sorpresa? Funziona. Funziona il personaggio, funziona la Hathaway, funziona pure il costume che – quando ne uscì la foto promozionale – mi aveva cominciato a far sanguinare dagli occhi. Sono commosso (anche per la sottile citazione della foto segnaletica di Selina, simile alla copertina di un numero di Catwoman della gestione Pfeiffer).
2. La tecnologia.
Quando nel trailer ho visto Selina sul Batpod e il Batwing ho cominciato ad avere tremendi flashback di questo. Se l’avete visto sapete che, a un certo punto, essendoci tre beoti sullo schermo, ci sono altrettanti mezzi e sono tutti orribili e ridicoli. La favolosa tecnologia di Bats diventa un ammasso di ferraglia colorata fatta per il merchandising. Ecco, Nolan ce lo risparmia e il serio discorso su Batman come uomo con tecnologia (molto) avanzata, ma pur sempre costretto a sottostare a banali leggi della fisica viene portato avanti (sebbene il Batwing…’nzomma…). La tecnologia, nel film, ha la stessa funzione dei precedenti e, soprattutto, mostra il suo lato debole, descritto semplicemente da Lucius Fox come “sì, c’avemo Mazinga, ma se poi lo usa la persona sbagliata?”.
3. Bane.
Leviamoci subito il dente: era destinato a perdere il confronto con il Joker di Ledger. Semplicemente non poteva vincere perché il Joker è superiore dal punto di vista del personaggio e ha questo piccolo fatto che l’attore che lo interpretava ha tirato le cuoia e quindi ci mette su il carico emotivo.
Detto questo, però, Bane mi è piaciuto. Laddove il Joker è caos, intelligenza luciferina, delirio e sadismo, Bane è il male primordiale, violento, senza controllo, senza coscienza, con il solo scopo di raggiungere il suo obiettivo finale (che di solito passa per la strada che richiede di riempire di botte Batman più di Gesù nella Passione). Il lavoro di Tom Hardy, con questa maschera in faccia che ne limita l’espressività, è buono, ma ovviamente non permette grande resa (ma mai quanto l’eccellente doppiaggio di Filippo Timi al quale auguro di trovare presto lavoro come scatizzolamerda in un autogrill).
4. La storia.
Non è un film politico, dice Nolan. È un film di destra, dice qualcuno. Io trovo che sia un film che parla di molte cose, tra cui, sicuramente, di ingiustizia sociale (reale o percepita che sia), di scelte (ancora una volta e ancora dolorose) e di riconquistarsi il proprio futuro (economico, sociale, emotivo). Non è un film di supereroi in senso stretto e ormai lo sanno anche i sassi che la DC sta seguendo una filosofia di film più “serio”, rispetto ai cinefumettoni Marvel. Può piacervi o meno, ma se entrate in sala sappiate che non ci saranno siparietti alla Hulk che picchia Loki, ma gente che si prende sul serio (a volte, terribilmente sul serio). La cosa veramente fenomenale è che funziona alla grande. Il film dura due ore e mezza di cui credo, sinceramente, solo 40 minuti di vera azione, ma non annoia mai. Mai.
5. Alfred.
Di preciso non ho ben capito cosa stia succedendo, ma a un certo punto Michael Caine (come Jet Li in I mercenari 2) deve avere guardato Nolan e gli deve avere detto “Oh Chris, c’ho da fare” e sparisce nel nulla. E non è necessariamente un male, perché in questo capitolo Alfred è un mal di pancia unico.
6. Il commissario Gordon.
Se Batman è il simbolo, Jim Gordon è l’uomo. Quello che sbaglia, che ha paura, che vorrebbe rimediare, ma non sa come fare, che teme tante, troppe cose e che cerca di ricucire. E ha il volto bellissimo e sofferto di un Gary Oldman in ottima forma (ma ammetto di essere poco lucido, quando si parla di lui).
In sintesi: una trilogia funziona sempre allo stesso modo. Il primo capitolo introduce, il secondo può fare quel cazzo che gli pare e quindi, di solito, è una corsa sull’ottovolante e il terzo ha il doppio ingrato compito di dover chiudere decentemente e di doverlo fare quando le pallottole migliori sono già state tutte sparate nel secondo. Non sfugge a questa legge Il cavaliere oscuro – Il ritorno: è una bella pellicola, è un bel film, ma risulta più fiacco del precedente (ma una spanna sopra Batman Begins). Tuttavia chiude e lo fa con note dolenti e lasciandoti un po’ quella sensazione di quando saluti qualcuno e non sai se lo rivedrai e tra quanto. E questo significa che Nolan, Goyer e soci hanno saputo colpire al cuore.
Da qui comincia la parte con gli spoiler, ci metto pure la separazione di pagina. Procedete a vostro rischio e pericolo.
1. Blake.
Oh tutti a dire “si sapeva che era l’inevitabile aggancio per Robin”. Io ammetto che non lo avevo capito e pensavo che la sua presenza fosse un caso di bromance nata tra Nolan e Gordon-Levitt durante le riprese di Inception. In linea di massima il personaggio non è male, ma ho trovato piatto e poco interessante il suo sviluppo, più che altro perché gli manca quell’emotività che di solito è il contraltare al lucidissimo Batman (dà le dimissioni dalla Polizia con lo stesso piglio con cui realizzerebbe di avere sbagliato programma della lavatrice). E la battuta finale che ne rivela l’identità è terribile.
2. Marion Cotillard.
Insomma, stavo sfogliando IMDB, qualche tempo fa, alla ricerca di informazioni sul film e mi sparano fuori che lei è Talia al Ghul e io ho imprecato tanto tanto (la notizia è poi stata rimossa, ma ormai mi avevano spezzato il cuoricino). Ora, con il senno di poi, ammetto di avere accolto con un certo sollievo la cosa perché a un certo punto passa l’informazione che Bane era il figlio di Ras e quando l’hanno detto il mio sopracciglio sinistro si è sollevato fino a là, dove nessun uomo è mai giunto prima. Detto questo, però, per quanto il concetto sia che Talia viene a portare avanti il progetto del padre (che fa una sua comparsata sotto forma di visione, ciao Liam sei sempre un gran figo), la Cotillard attraversa tutto il film senza risultare mai interessante, né affascinante. E la scena della sua morte ha echi di quella di Peter Sellers all’inizio di Hollywood Party.
3. Identità segreta.
Improvvisamente non gliene frega un cazzo a nessuno e lo sanno tutti. Blake entra nell’ufficio di Wayne e gli dice che sa che lui è Batman perché pure lui è orfano e ha visto negli occhi del milionario in visita all’orfanotrofio quella rabbia di chi non ha più i genitori. E Wayne, come se fosse un omicida accusato da Jessica Fletcher abbozza e mica si difende.
Poi comincia a picchiarsi con Bane e Bane gli dice “Signor Wayne! Sì lo so chi sei veramente pappapero!” e giuro che pensavo che Batman si sarebbe voltato verso Catwoman allargando le braccia in un gesto tipo “maccheccazzo…”.
Non so bene se sia una scelta narrativa dovuta al fatto che all’inizio del film Bruce Wayne ha perso ogni interesse nel mascherare la sua reale identità (non è più il miliardario stravagante, ma si è ritirato tipo monaco), ma questa sequela di “tana libera tutti” mi è sembrata gestita…con leggerezza, diciamo.
4. Lo spaventapasseri.
A un certo punto, durante la rivolta di Gotham, viene istituito un tribunale farsa dove i ricchi vengono sistematicamente condannati a morte. E il giudice è Crane, che neanche viene ricordato come lo Spaventapasseri, ma è lì vestito da giudice e c’ha il martelletto e questa postazione che sembra uscita da Alice nel paese delle meraviglie. Oh, a me è piaciuto da morire.
5. Buchi di sceneggiatura.
Ce ne sono parecchi (Bruce scappa dal pozzo, torna a Gotham, non si sa come, non si sa con quali mezzi, con quali soldi, però fa in tempo a radersi; viene rivelata la verità dietro la morte di Dent, tramite una lettera del commissario Gordon e alla fin della fiera non frega un cazzo a nessuno; dopo cinque mesi passati a gessettare i muri Gordon decide che per capire su quale camion si trova la bomba basta metterci un segnalatore e attende le ultime 18 ore di tempo per pensarci; la bomba esplode nella baia di Gotham e tutti gioiscono, ma è una maledetta atomica e ci sono quisquilie tipo il fallout radiattivo) e sono portati avanti con malagrazia e faciloneria. E dispiace, perché Nolan è un signor regista e Goyer, quando si impegna, è un signor sceneggiatore. Però è come se fossero così presi dal raccontare altro che questi errori da popcorn movie non gli interessassero e li derubricassero a qualcosa di ignorabile con una scrollata di spalle. Purtroppo non lo sono. E non solo perché si parla di un film tratto da fumetti, ma soprattutto perché si parla di un film tratto da fumetti e se lo porti avanti come se fosse un dramma allora devi rispettare anche queste sviste. Anche i cinefumettoni, per dirla brutalmente, hanno delle regole alle quali attenersi.
Condivido proprio tutto della tua analisi, ma sono un po’ più clemente con Robin, devo dire.
E tirando le somme per me è decisamente un pollice in su 🙂
Per la maggior condivido 🙂
Divertente e acuto come al solito. Adoro le tue recensioni.
Ora mi fai Expendables II?
Per molte cose condivido, alcune un pò meno, mi è piaciuto tutto sommato con alcuni punti che richiederebbero una seconda visione, per inciso le bombe a neutroni (viene detto esplicitamente che si tratta di tale ordigno) non hanno fallout radioattivo 😛