Feels like home…

OK, guardatevelo, poi ci vediamo sotto.

Partiamo dalle cose importanti: il doppiatore di Gandalf nella trilogia de Il Signore degli Anelli, Gianni Musy, è morto e quindi c’era il problema di sostituirlo. Quello che forse i più non sanno è che, con il successo de ISDA, Musy lo chiamavano per interpretare qualsiasi vecchio parlasse in un film anche solo vagamente fantasy (sua la voce narrante di Stardust, per dire, o Silente nei film di Harry Potter). Il rischio è lo stesso che si crea quando qualcuno doppia lo stesso attore (Amendola che doppiava Pacino, De Niro, Stallone) o tipo di personaggio (Pino Lochi che dava la voce a James Bond): alla fine sei abituato e affezionato a quella voce lì. Il lavoro di Musy su Gandalf era stato molto bello e trovare un doppiatore all’altezza sarebbe stato quasi impossibile. Poi è arrivato Gigi Proietti.
Ora, lo so, Gigi Proietti negli ultimi anni si è lasciato andare a qualche film con i Vanzina. Lo so. Coraggio. Vi tengo abbracciati fino a quando non vi è passata, su. Meglio? OK, andiamo avanti.
Dicevo: Proietti ha fatto qualche scelta che potrebbe lasciare perplessi, ma resta il fatto che Gigi Proietti è un attore di pregio e con un solido background artistico. Soprattutto ha dato prova altre volte di essere un ottimo doppiatore (Aladdin, anyone?). Quindi com’è il suo Gandalf? Diverso. Ma un diverso bello e affascinante. Il che, diciamolo, visto che facciamo doppiare i film a Belen Rodriguez e a Ilaria D’Amico e a Francesco Facchinetti e a Fabio Volo e così via, è un mezzo miracolo.
Il trailer com’è? Il trailer è bello. Molto. Ma.
Peter Jackson, dopo il successo della precedente trilogia, si è trovato a poter chiedere tutto. È passato dall’essere quel tizio neo zelandese che fa film horror a basso costo e fuori di testa a il regista di una delle saghe più amate e che più hanno incassato nella storia del cinema (senza contare gli 11 Oscar per Il Ritorno del Re). In una situazione del genere reggere la pressione è difficile, saper gestire il proprio ego è ancora più complicato.
Chiunque abbia visto i film successivi al Signore degli Anelli non può non avere notato come Jackson si sia fatto prendere la mano da una specie di bulimia visiva e narrativa per la quale ha cominciato a scrivere polpettoni lunghissimi, pieni di scene narrativamente inutili e visivamente tonitruanti (mi è sempre piaciuto l’aggettivo “tonitruante”, succede raramente di poterlo usare in una frase (cit.) e con il compiacimento di quello che ora ha i soldi e il potere autoriale per poterseli permettere. Ma potersi permettere una cosa ed effettivamente realizzarla sono due cose diverse. La scena di King Kong del gruppo di esploratori che scappa dai dinosauri o del mozzo che spara con il mitra contro i vermoni giganti attaccati al corpo del compagno di avventura sono di quelle cose che, se le avesse fatte Michael Bay, ci saremmo alzati in piedi, urlando, con il dito contro lo schermo e le maledizioni azteche. Le ha fatte Jackson e ci siamo alzati in piedi, urlando, con il dito contro lo schermo, le maledizioni azteche e la chiosa “Da te non me l’aspettavo PJ!”.
Ma resta il fatto che l’ego di Jackson è forse, attualmente, il pericolo maggiore per la nuova trilogia (sì, trilogia. Ci torno tra un attimo) perché il regista neozelandese ha bisogno di qualcuno che trattenga il suo desiderio di stupire e di creare momenti bigger than life che spesso svaccano in scelte orribili. Nel trailer de Lo hobbit vedo inseguimenti a cavallo di creature che non so bene se siano lupi o ratti giganti e montagne che crollano e quant’altro. Non ho letto il libro (mi sono fermato a quando arrivano dagli elfi e ancora oggi considero quel momento come una delle migliori decisioni mai prese in vita mia), non so se quello che vedo nel trailer è tutto presente nella pagine di Tolkien, ma ho la netta impressione che no e che per reggere un film di due ore si sia scelto, com’è giusto che sia, di premere sulla tavoletta dell’azione. Quello che spero è che sia fatto con criterio e non, semplicemente, con l’idea di metterci qualcosa che Jackson vorrebbe vedere, se fosse lo spettatore. Perché non sempre quello che piacerebbe a noi è necessariamente qualcosa di interessante.
Infine: trilogia. No. Sono contro. Certo, ci sono le appendici del Signore degli Anelli e c’è sempre il Silmarillion. Ma, per citare il buon Doc Brown, alla fine mi sono detto “chi se ne frega?”.

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4 risposte a Feels like home…

  1. thecapricorntm ha detto:

    Non ho un problema con Proietti, non ho un problema con Jackson, ho solo il problema che non capisco come fare TRE film lunghezza LOTR( tre ore o giù di li) con un libro che fa 400 pagine.

    I feel a disturbance in the force…

  2. SallyScrive ha detto:

    non ho letto il libro, ma sentendo e leggendo i commenti, mi sembra di capire che un film sarebbe stato più che sufficiente.
    non posso fare a meno di pensare che l’idea di fare una trilogia sia in realtà una mossa commerciale, un “mungere la mucca” finché ce n’è.
    se pescano dalle appendici di ISDA mi va anche bene e, avendone letto una parte, anche alcuni episodi del silmarillion non mi spiacerebbe vedere sul grande schermo.
    poi ti dico, la scena dei vermoni in king kong ha fatto leggermente schifo anche a me -___-‘

  3. Dama Arwen ha detto:

    Mah… secondo me tre film son troppi, ma due ci stanno tutti, perché una delle scene più belle è il Bianco Consiglio, che nel libro viene solo accennato in due – DUE – righe.
    E anche il Negromante, Sauron, che pian piano sta riacquistando il potere, viene e secondo me verrà più volte approfondito dando uno spessore maggiore alla versione cinematografica che a quella cartacea.
    E cmq, lebestie di cui parli sono i mannari, che ci sono nel libro e fanno combutta con gli orchi, e c’è anche al battaglia tra i “tuoni” cioè le montagne che si scontrano.

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