Sto qui seduto, gambe a penzoloni, e non ho niente da dire, non provo niente di particolare, a parte la confusione – ma a quella, ormai, sono abituato, è tanto che mi segue.
Di norma dovrei avere qualche reazione – affranta, sorpresa, indignata, – ma invece mi limito a guardare il tutto al microscopio, a studiare le reazioni altrui, per vedere se ne riconosco una che dovrebbe essere anche la mia.
Ma non succede.
E allora canticchio, silenziosamente, dentro di me.