È come il mazzo di carte sparpagliato sul tavolo. Ci sono donne e fiori, Jack e quadri, due e sei, non c’è mai solo la carta che cercavi. Ed è come l’onda alta, quella che aspetti e non arriva. O meglio: ne arrivano tante altre, più piccole, più forti, impreviste.
Quando pensi di avere capito non è così, non hai capito. Quando credi di avermi inquadrato non è così, sono ancora fuori fuoco. Muto. Mento. Inganno. Involontariamente, spesso. Volontariamente, a volte. Quando quel mio gesto ti sembra chiaro, dietro non c’è niente di più di quel gesto. Sono basilare. Sono quello che vedi.
Quando le mie parole ti colpiscono, non le hai afferrate. Sono sfuggente, sono un pozzo di pensieri nascosti dietro concetti elementari.
E quando, alla fine, hai trovato il bandolo della matassa, be’ ecco, mi dispiace deluderti, ma non è il mio bandolo. È il bandolo di qualcun altro. È il tuo, probabilmente. Perché la mia matassa è ancora lì, intricata, contorta, difficile da capire, perché non voglio che venga capita.
Intanto, però, puoi divertirti a provare, puoi convincerti di riuscirci, puoi persino credere di avercela fatta. Basta che non ci resti male, quando abbassi lo sguardo e vedi che non ci sono.
Non lo faccio con cattiveria. Non mi disegnano così. Ho chiuso le porte e non le ho più aperte, perché quando bussano, dall’altra parte, non ho ancora sentito qualcuno per cui volessi aprire del tutto. Uno spiraglio, quello sì, ché uno spiraglio lo si concede più facilmente, ché l’aria fresca ha sempre il suo fascino e la luce del sole mi attira come quella cosa delle falene e delle fiamme di candele che accese da entrambi i lati bruciano al doppio della velocità. Ma se provi a infilare il piede, chiudo.
Sono l’uomo che non c’era e questa è la mia storia. Non te la racconto perché voglio la tua empatia, te la mostro perché sappia che non sei tu, non sono io.
Non sei tu, semplicemente non avevi una possibilità.
Non sono io. Sono l’uomo che non c’era, come avrei potuto essere io?
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bello. molto.
Ma… e se si chiacchierasse ognuno dal lato opposto di quella porta? Appoggiati al legno, o al metallo se è blindata, approfittando di quello spiraglio dove le parole e i suoini, ancora possono passare, hanno il permesso di farlo?! Chè alla fine non è mica necessario che uno entri o l’altro esca perchè ci sia un contatto, no?!