(roba scritta secoli fa che volevo usare nell’ultimo libro e che poi non ho usato e quindi la mettiamo qua e bona lè)
Seduti sul divano, a guardare la pioggia dalla finestra, come i gatti, come quando si era piccoli e si provava tutto il disappunto dell’universo perché non si poteva uscire a giocare in cortile. I bambini di oggi escono ancora in cortile? Forse no. Forse hanno il simulatore del cortile sulla Playstation 3 e giocano a quello. Fino a quando non piove anche lì e il personaggio che interpretano muore.
Guardo Simona e lei guarda me. Ci sono cose non dette che stanno per esplodere e me lo sento dentro, le vedo ribollire dentro di lei.
– Non ti libererai mai di me, lo sai, vero? – dice con un sorriso carico d’affetto.
– Per fortuna.
– Resteremo sempre col dubbio su come sarebbe andata. Avrebbe potuto funzionare? Come sarebbe stato baciarmi? Come sarebbe stato baciare te?
Guardo la pioggia. A Londra piove. Ho fatto tre ore di volo per chiudermi in casa, quando potevo farlo comodamente nel mio appartamento.
– Usciamo, dai – propongo.
Lei annuisce e fa per alzarsi ed è allora che la bacio. Niente di strepitoso, un semplice bacio. Lo faccio con paura. Potrebbe respingermi? Non lo fa. Le nostre lingue si intrecciano, giocando l’una con l’altra, mentre le carezzo il collo. In quel momento non riesco a ricordare come era il bacio che ho sempre immaginato, con lei. Ma comunque fosse, questo è sicuramente mille volte, diecimila volte meglio.
Quando mi scosto la guardo negli occhi e capisco che anche per lei è così.
– Andiamo – dice.
Si alza e va a prendere il cappotto, mentre io la guardo muoversi, salutando la nostra storia d’amore che non nascerà mai.
molto bello. Hai fatto bene a metterlo qui. Mai buttar via, ciao.