“Digli del plumcake” “Che c’entra il plumcake?” (a Harold e al suo epididimo)

Una volta qualcuno ha scritto o ha detto che si comincia a invecchiare quando si parla tanto di persone che sono morte e che si conoscono. Non posso dire di conoscere Harold Ramis oltre i suoi lavori sullo schermo, ma di sicuro so che quei lavori hanno avuto su di me una profonda influenza, in un modo o nell’altro.
Chi conosce il mio amore bulimico per il cinema, sa che Ghostbusters è uno dei miei film preferiti in assoluto, tanto da conoscere battute a memoria che riciclo di continuo e cito ogni volta che ci stanno bene (e le battute di Ghostbusters stanno sempre bene, ovunque e in qualsiasi momento). Chi legge il mio blog, nelle disparate forme in cui ha inquinato la rete, sa che ogni Febbraio sono qui a controllare il giorno della Marmotta e quello che Phil dice, appena sveglio.
Ma al di fuori di alcune pellicole veramente belle, Harold Ramis mi ha influenzato profondamente nella scrittura di cose divertenti. C’è molto del suo umorismo, dei suoi personaggi gretti e di quelli ingenui, del ritmo delle battute, dei dialoghi, in quello che creo. Per dirla senza tanti giri di parole: quando scrivo qualche scena che cerca di essere buffa e di fare ridere, cammino sulle spalle di un gigante, lungo una strada che un uomo ha aperto, negli anni ’80, nel mio immaginario e nella mia cultura.
Mancherà Harold Ramis. Non solo per Egon, per Peter, Ray e Winston. Mancherà perché sapeva scrivere davvero bene e, quando qualcuno che sa scrivere davvero bene ci lascia, il mondo è sempre un po’ più triste. Io, quanto meno, lo sono.

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