Ché io sento moltissimo la scrittura anche quando non scrivo io. Ché io, quando conosco chi scrive, poi, leggo e ce la vedo la persona che ha scritto. Vedo le espressioni, sento la sua voce che legge quello che c’è sulla pagina o sullo schermo. Riconosco l’intonazione e cosa c’è dietro ogni parola. E quando qualcuno che conosco scrive bene, è come averlo accanto. E mi si prende con poco, in quei casi. Specialmente quando quello che scrive è sentito e personale.
Mi viene solo voglia di abbracciare la persona e dirle che andrà tutto bene, che è molto bello quello che ha scritto, che non è così, che c’è un mondo brutto, fuori, ma che le cose miglioreranno.
Ma gli schermi non sono abbracciabili e le parole, spesso, rimangono lì dove sono perché non hanno chi le ascolta. E quindi leggo.
E mi si prende con poco, a me, quando si scrive bene.
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E poi succede che ci sono vie parallele che a volte smettono di essere parallele e si incontrano e no, non lo sai come è successo, non lo sai quale incrocio di vite e canali ti ha portato in quel posto intimo di uno incontrato per sbaglio quattro o cinque volte in tutto, che ci hai pure mangiato insieme e quei bicchieri di gin ancora li ricordi, eccome se li ricordi, non lo sai come succede e alla fine non ti importa nemmeno poi tanto, però sai che succede. Succede che capiti sul blog del tizio di cui sopra e cominci a leggere e leggi leggi e arriva il capo che ti scopre a leggere e manco te ne accorgi e lì “ah no si, stavo vedendo delle cose”, lui ride, lo sa che stavi cazzeggiando ma il capo, che proprio stupido non è, ha visto che eri presa dalla lettura e se eri presa dalla lettura vuol dire che c’è del buono in quello che stai leggendo, e se poi hai finito di fare tutto ciò che dovevi finire di fare entro la settimana allora fai pure quel che cazzo vuoi, pensa il capo.
E allora continui a leggere e capiti su un “she said you don’t…” e ti fermi ancora più attenta, ancora più interessata. Leggi, rileggi e pensi che l’incontro di un venerdì pomeriggio di metà luglio non può essere casuale, che lassù ci sono scritte cose che parlano di te e di quello che quotidianamente fai, leggere. E che è vero, anche lei a volte riconosce l’intonazione e cosa c’è dietro ogni parola di chi dall’altra parte dello schermo esiste realmente. E ne gode, ne gode moltissimo.
Sai, è la bellezza di questi incroci e di ciò che di questi incroci poi finiamo per raccontare o per leggere che rende fottutamente meravigliosa questa vita, anche quando per un bel po’ è stata una vita del cazzo.
E quindi, ciao Fabrizio 🙂
Ciao a te, Antonella. Quando facciamo il secondo giro di bevute? 🙂
Ah quando vuoi, qua la Pascale è in pianta stabile, più che stabile. 😉