C’è sempre una storia dietro le prime parole di un libro, credo. Credo che tutti quelli che hanno buttato giù un racconto, un romanzo, potrebbero raccontarvi del preciso momento in cui gli è venuto in mente quella che è stata la scintilla che ha fatto nascere il processo creativo.
Oggi esce il mio terzo libro. Si intitola “Nessuno più scrive belle canzoni” ed è un libro di cui vado molto fiero. Ne vado fiero per un sacco di ragioni con cui non voglio annoiarvi e che hanno a che fare con l’essermi messo alla prova con cose per me nuove e aver ottenuto un risultato il più possibile vicino al sentirmi soddisfatto (ché del tutto soddisfatto no, quello è ancora lontano, temo).
Mi ricordo da dove nasce l’idea del libro? Più o meno. Mi ricordo da dove nascono i personaggi principali. Mi ricordo che l’idea di Daniele, che per vivere fa quello che gli altri non vogliono fare, mi nacque durante una corsa per Pisa, quando ancora correvo perché le ginocchia mi reggevano. Mi ricordo che il lavoro di commessa in un negozio specializzato per single di Elisa, è nato durante un master sull’organizzazione eventi che ho seguito nel 2007, circa, e durante una lezione di marketing, il relatore parlò di questi negozi (che, per la cronaca, non ho mai visto da nessuna parte, ma va anche detto che questa informazione è stata forse l’unica cosa interessante sentita durante le lezioni di marketing, note per un generale fuggi fuggi generale). Il personaggio di Dante, il vecchio rocker, invece, nasce per questioni misteriose. Ma del resto il suo ruolo, nella prima bozza di storia, era molto diverso, così come lo era quello degli altri personaggi (Elisa, per esempio, era una bibliotecaria).
Quanto c’è di me, nel nuovo libro? Molto meno delle altre volte. La mia presenza è, soprattutto, nella musica di cui ho sparso le pagine e che potete trovare nella playlist Spotify con il titolo del libro, creata appositamente per ascoltarla, se volete, mentre leggete, a mo’ di colonna sonora.
Cosa succede, ora? Non lo so. Il che è bizzarro, perché giunto al terzo libro dovrei averlo capito, e invece no. Parlerò del libro. Sarò forse un po’ stressante e di questo vi chiedo in anticipo perdono. Farò un post dove racconterò qualche curiosità e poi, se ci conosciamo abbastanza bene, comincerò a tartassarvi di domande che partono dall’innocente “l’hai letto?” per proseguire in un interrogatorio in cui vi chiedo di questo personaggio o di quella scena. Quando vi avrò rotto le scatole, siete ovviamente invitati a dirmelo. Non che la cosa mi fermerà, credo, ma tanto vale provarci.
Qualcuno, oggi, mi ha già chiesto “stai scrivendo quello nuovo?”. La risposta, in caso foste curiosi, è: non lo so ancora. Sto accumulando idee e pensieri e ispirazioni e sto lì e le guardo tipo il cubo di Rubik. Perché a volte scrivere è anche questo: avere un po’ di quadrati di colori diversi, guardarli da diverse angolazioni, girarli e, pian piano, costruire una faccia tutta dello stesso colore e sorridere, mentre si cerca di fare così per le restanti. Quindi siamo io e i miei quadrati colorati. Sono sicuro che ci sarà un cubo completo, presto o tardi. Intanto mi godo questo, che spero piaccia a voi, come piace a me. Questo sarebbe, probabilmente, il miglior modo di concludere un cubo di Rubik.
(mentre mi appresto a premere “Pubblica” mi sovviene che non sono mai stato capace di finire un cubo di Rubik che fosse uno. Dettagli. Spero. Cioè. OK, dovevo mettere un’altra metafora)
E io intanto mi ascolto la playlist allora – così, dal niente.
Voglio stare a vedere le storie che mi suggerisce, e poi magari leggo anche il libro.
Intanto, complimenti (anche se non so come si dice in questi casi)!
Grazie. La playlist può essere un buon inizio. Fammi sapere se ti piace (anche il libro, se mai dovessi leggerlo). 🙂