Cose varie (2016 finora)

Making-a-Murderer

1. Tutti mi dicevano di guardare “Making a Murderer” e io, boh, non lo guardavo. Poi l’ho guardato. Il primo episodio. Poi il secondo. Poi ero al quinto. Poi all’ottavo. Poi, grazie al cielo, ho avuto da fare e ho interrotto, ma il mattino dopo ho visto gli ultimi due.
Di cosa parla? Parla di un uomo che viene accusato di un crimine che non ha commesso e si fa diciotto anni di galera, prima di riuscire a venirne fuori, scagionato. E quindi decide di fare causa alla Polizia della sua contea, per tutta una serie di ragioni che non vi anticipo e, improvvisamente, si ritrova accusato di un altro crimine che sostiene di non avere commesso.
Cosa farete, mentre guardate questo documentario in dieci puntate?
Scuoterete la testa. Vi incazzerete. Avrete l’angoscia (quindi, forse, vi mangerete le unghie). Forse, come me, a un certo punto, andrete a cercare informazioni su Internet, per avere la conferma che sia effettivamente una storia vera. Forse, sempre come me, vi ritroverete a gridare insulti verso la TV o il computer. Di certo, credo, non rimarrete indifferenti.

narcos

2. Narcos è la versione romanzata della vita di Pablo Escobar. La cosa che fa ridere è che tutte le trovate assurde collegate al suo impero di droga, quelle che ti fanno dire “se vabbè”, sono invece vere. La serie scorre bene, la guardi, ti diverti, in certi momenti un po’ ti annoi e poi finisce. E ti lascia lì, senza una vera conclusione perché c’è una seconda serie in cantiere e, ecco, se proprio posso dire una cosa: io di una seconda serie di Narcos non è che ne senta proprio il bisogno. L’avessero conclusa nei dieci episodi che compone la prima, dubito che non sarebbe stata clamorosamente bella lo stesso.

going clear

3. Questo Dicembre ero a Milano, per una questione di lavoro. Una notte ho accompagnato un collega a comprare le sigarette. Siamo quindi saliti in auto e abbiamo cominciato a vagare per Cinisello Balsamo, alla ricerca di un tabacchi (c’è da dire che il mio collega diceva di conoscere la strada, ma da come giravamo nutro forti dubbi). A un certo punto, improvvisamente, mi ritrovo davanti a una struttura gigantesca. Enorme. Una roba che non credi, che pensi contenga ospedali o carceri. E invece no. Era la chiesa di Scientology.
Ieri sera ho ben pensato di guardarmi questo documentario, dopo averne sentito parlare (per dire, ne parlava già lei, abbastanza bene). In forma minore ho avuto la reazione di “Making a Murderer”: incredulità, fastidio, disgusto. A fine documentario ero una via di mezzo tra lo shock e la depressione.

tamariz

4. La cosa buffa è che a me Juan Tamariz, una volta, non piaceva. Cioè, ne riconoscevo la bravura, ma mi infastidiva il personaggio. Poi, non so, sono cresciuto, ho cominciato ad amare la sua magia, il suo modo buffo e incredibile di rapportarsi con il pubblico. E soprattutto il fatto che, quando guardo Tamariz non so mai cosa aspettarmi, da lui. E oltre a essere una cosa molto bella, è anche una cosa che ti ispira e ti spinge a voler provare a capire cosa c’è, dietro quei denti storti e quella voce stridula. E quindi ti metti a studiare la sua magia e decidi che vuoi imparare da uno dei massimi esponenti della scuola spagnola come si incanta il pubblico.

bowie

5. Che poi, il mio aneddoto preferito su David Bowie è questo: i Mott the hoople si stavano per sciogliere, insoddisfatti di come andava il gruppo. Bowie, loro amico, si sedette per terra, poggiato al muro e scrisse “All the young dudes”, poi gli regalò il pezzo, che fu un successo e spronò il gruppo ad andare ancora avanti.
Forse, alla fin fine, la cosa che dovremmo imparare a fare, quando muore un David Bowie, è essere felici di avere vissuto in tempi in cui abbiamo potuto godere delle sue opere, invece di non averne avuto la possibilità.
(cioè, ha scritto “All the young dudes” seduto per terra, contro il muro. Cazzo.)

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3 risposte a Cose varie (2016 finora)

  1. llisaah ha detto:

    Le serie dopo un po’ mi annoiano (ma per on farmi mancre niente sono fedelissima a Bbbiùtiful), Scientology mi fa sinceramente ridere e beh, quanto a Bowie sono d’accordo: cazzo sì.
    Ho ascoltato la playlist, che ovviamente è bella – ma non ero io in fase rock (e mi riservo di ascoltarla nel momento più opportuno).

  2. collettivod ha detto:

    Se ti è piaciuto “Making a Murderer” noi ti consigliamo di leggere il nostro post dedicato a “Serial”, un’altra true crime story (in forma podcast) che narra una vicenda simile a quella di Steven Avery https://collettivod.wordpress.com/2016/01/03/serial-tra-storytelling-e-fact-checking/

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