Il consueto post sui pezzi più ascoltati del 2015. Mi sono accorto che, per la prima volta, ho avuto un sacco di difficoltà a trovarli e ho cercato di capire il motivo. Ironicamente, temo che sia il fatto di avere cominciato a usare Spotify e, in questo modo, di avere smesso di ascoltare i singoli album all’infinito, con le cuffie nelle orecchie, mentre vado in giro, perché salto da un pezzo all’altro, da un album all’altro, da un artista all’altro. Se c’è una cosa che vorrei fare, nel 2016, è ricominciare a cercare musica e artisti nuovi e vedere se scopro qualcosa di bello, come in passato.
Vabbè, è Bob Dylan e Bob Dylan non manca mai, nelle mie liste. Una canzone che, insomma, dai, dice già tutto dal titolo. Una delle sue più conosciute, forse una delle sue più sopravvalutate, però ogni volta che la sento, ultimamente, mi prende come poche.
Ci sono capitato per caso, una mattina, e non ricordo dove l’ho sentita. La conoscevo già, ovviamente, come probabilmente la conoscete di già anche voi. Ma è una di quelle canzoni che conosci, che ti piacciono, ma che, per qualche motivo, non sai mai a chi appartiene. Si chiamano The band, questo è il loro pezzo più famoso, in una carriera non particolarmente indimenticabile. Ma è un pezzo pieno di grazia che è quasi impossibile non amare.
3. Always on my mind – Elvis Presley
Eh oh.
Questo pezzo nasce perché i Free si erano stancati di non avere un pezzo di successo. Volevano la roba che tutti cantano, che ai concerti tutti escono di testa e tutti cantano a squarciagola. Quindi Paul Kossoff e Paul Rodgers, si sedettero nel camerino, prima di un concerto, e tirarono fuori questo pezzone con un riff di chitarra impossibile da ignorare.
5. Ain’t nothing like that – Robert Randolph & the family band
Ora non ditemi che la sentite e, nel giro di 30 secondi, non state battendo piedi o mani, per tenere il ritmo, mentre, a ogni refrain, cantate “Ain’t nothing wrooooong with that”, forza.
6. My back pages – Bob Dylan & friends
Un giorno registro un concerto di Dylan, una roba vecchiotta, per celebrare i suoi trent’anni di carriera musicale. Il concerto, sarò sincero, non era granché: tutte le star coinvolte erano dei gran nomi (Stevie Wonder, Neil Young, Tom Petty, George Harrison e così via), ma gli arrangiamenti delle canzoni non mi facevano impazzire e, soprattutto, l’ho trovato…non so…noioso. Fino a questa versione di My back pages, suonata in gruppo, dove tutti fanno la loro parte in maniera professionale, ma, soprattutto, dove sembrano divertirsi, finalmente, mentre la fanno.
7. Tuesday’s gone – Lynyrd Skynyrd
Pezzo semplicemente meraviglioso. I Lynyrd Skynrd al loro meglio.
Non volete sapere, credetemi. Vi basti che a Parigi, nella metro, ci sono un sacco di manifesti pubblicitari dell’Eurodisney e, ovviamente, l’attrazione di Frozen, in questo momento, è quella che va per la maggiore. Il risultato è che ci sono disegnati i personaggi del cartone animato, intenti a cantare Let it go e che quindi, inevitabilmente, ti entra in testa. Il problematico effetto collaterale è che, da allora, non mi è più uscita.
9. Ain’t no rest for the wicked – Cage the Elephant
Non so che potrei dire di più di un pezzo che attacca in quel modo, forse non particolarmente originale, ma capace di esaltare e dare la carica, mentre fai quello che devi fare.
10. Space oddity – David Bowie
Manco me lo fossi sentito nelle ossa, ho sentito spessissimo questa canzone che parla di superare i propri limiti e di avventurarsi anche se fa paura, anche se non sai cosa ti aspetta e devi perdere il contatto con ciò che ti dà sicurezza. L’ho ascoltata spesso, mentre guidavo, di notte, negli ultimi mesi.
11. Tip toe through the tulip – Tiny Tim
Non so come giustificarla. La scoprii anni e anni fa, era nello spot della Nike, se non ricordo male. Qualche anno fa, ho scoperto di chi fosse e credo di avere archiviato l’informazione da qualche parte, nella mia testa, senza darci troppa importanza. Poi, di colpo, mi sono ritrovato a risentirla e a leggere la storia di Tiny Tim e a cercare gli accordi del pezzo per ukulele e, niente, credo che sia così che iniziano gli incidenti che ti fanno diventare un supercriminale…
12. Going home – Leonard Cohen
Un album uscito tre anni fa, che non ascolto spessissimo, però non riesco a toglierlo dal mio iPod e, quando capita di metterlo su, poi lo ascolto tutto, rapito, senza riuscire a stancarmene. Cohen, per molti aspetti, mi ricorda un po’ quello che diceva Tom Waits “mi piacciono le canzoni allegre che parlano di cose terribili”. Solo che Cohen è raramente allegro.
(poi ci sarebbe da dire che uno dei pezzi che ho ascoltato di più in assoluto, era Bob Dylan che cantava The night we called a day al David Letterman Show, ma provateci voi a trovare un link valido, su YouTube, e che rimanga in giro più di mezz’ora).
OH, let it go ha vinto un Oscar, in fondo…
Non sono un grande ascoltatore di musica, ma Let It Go fa di tutto per non uscire dalla mia testa da MESI.
Fratello, abbracciamoci.
Cohen lo sto scoprendo a poco a poco. Grandissimo.
essenti, ma se ti mando l’indirizzo mi mandi un po’ di cd “mistoni”?
non avranno mail il sapore delle vecchie sony da 90′, ma sarebbe bello. :))
Ma guarda, se li ascolti a casa c’è questa cosa che si chiama Internet e che è una bomba e ci trovi di tutto. O, al massimo, ti linko qualche playlist di Spotify. 😀
ahaha, hai ragione. mi scordo sempre che non siamo più negli anni ’90. 😀
aggiudicato per i link, allora.
Grazie! Mi hai ricordato di quell’album di Cohen, non lo ascoltavo da un po’ troppo (oh I love to listen Leonard…) 🙂
He’s a bastard and a shepperd. 😉
giornatina faticosa. ho fatto partire questa playlist, e mi sono sorpresa a muovere le spalle a tempo… era questa – Ain’t Nothing Wrong with That 🙂