And then there were none… /5

Vorrei che tu provassi a stare senza internet 24 ore. Disattiva wireless e connessione dati sul telefono (manda qualche sms in caso di bisogno) e stacca la rete a casa. Anche in ufficio niente mokum o facebook o altro. Non in un giorno di vacanza o nel weekend, ma in un giorno ordinario.

 

Una giornata intera (…)senza collegarti a internet. Nè da pc, tablet, cellulare o quel che è.  Il telefonino lo puoi tenere acceso ma senza linea dati.

 

jap

Finirò come i giapponesi che non sapevano la guerra fosse finita, già lo so.

Insomma, mi pare di capire che non mi volete vedere online per un giorno almeno. E quindi, domani, 16 Febbraio, sarà giornata senza Internet.
Unica eccezione: Internet per lavoro (ho mail a cui rispondere e siti da gestire, collegati al mio lavoro). Ma per qualsiasi altra cosa, non sarà utilizzabile, non sarò su Whatsapp o Telegram o Messenger e mi prenderò 24 ore di pausa dai social network.
Durante il giorno, tuttavia, se avrò qualcosa da dire, scriverò su dei fogliettini che poi fotograferò e posterò qui sopra, allo scadere delle 24 ore.
(continua qui sotto)

Com’è andata?
La prima cosa da dire è che, sospetto, 24 ore non siano un lasso di tempo sufficiente per la vera crisi di astinenza. Probabilmente una settimana sarebbe una finestra molto più precisa, ma, ecco, no. Lo dico perché ho superato le 24 ore abbastanza agevolmente, ma sospetto che al terzo giorno potrei cominciare a grattarmi la faccia e ad avere le visioni dei bambini che camminano sul soffitto.
Per dire: ieri ho realizzato che non potevo manco usare Spotify per sentire musica al lavoro, poiché Spotify sempre per Internet passa. Oppure realizzare che avevo serie tv da guardare e da scaricare e non potevo (poco male, non avrei avuto il tempo, ma insomma ci siamo capiti).
Ho avuto attimi in cui allungavo la mano verso lo smartphone pensando “dai, guardo Instagram/Facebook/altro” e mi fermavo con la mano a mezz’aria ricordandomi che non potevo.
Ho assaporato meglio la vita? Ho ristretto rapporti umani altrimenti sfilacciati dall’attenzione che riverso di solito sul web? Risposta: non mi pare. La verità è che, effettivamente, internet e smartphone che così spesso ho in mano, servono a coprire quelle frazioni di tempo che sono vuote: la fila alla cassa, il rosso al semaforo, l’attimo in cui smetti di parlare con qualcuno e ti concedi dodici secondi di silenzio. A volte occupano più di questo ed è sbagliato? Sì. Ci si lavora sopra, figuriamoci.
Detto ciò, mentre ero ripiombato nel 1994, ho scritto qualcosa, qua e là. Fesserie e pensieri vari che mi sono appuntato.

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Una risposta a And then there were none… /5

  1. monicabionda ha detto:

    wow. proposta assai intelligente.

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