And then there were none /8

Una giornata da Gentleman. In un giorno a tua scelta, indossa l’abito più elegante che possiedi e osserva per tutta la giornata il Galateo in senso stretto (quando mangi, quando incontri una signora, quando scrivi un post su FB ecc).

Bene. OK. Avete deciso che mi volete morto. Ne prendo atto.
Giornata da Gentleman sia. Domani starò in completo tutto il giorno, mangerò con i colleghi, al tavolo, seguendo TUTTE le regole del Galateo. Per alzare il tiro (poiché, come alcuni sanno, vivo in ufficio e avrei poche occasioni per applicarle per bene), niente parolacce in nessuna forma, scritto o orale che sia (ovviamente questo esclude le bestemmie, anche). Dare del Voi a tutti.
Ci rivediamo nel 2016, il giovedì, maledetti.

gentleman

Vi sto odiando fortissimo.

 

Ore 08:10.
C’è da abbigliarsi. Devo rinunciare all’abitudine di sempre di lasciare i capelli liberi di andare a spasso. Devo indossare il completo elegante. Alla fine sembro una via di mezzo tra il piccolo Lord Fauntleroy, un mafioso di Coppola e un burino arricchito.

burino

Si nota l’allegria?

Ore 08:51.
Colazione. Via la tazza dei Rolling Stones. Via i biscotti. Brioche calda, tazza inglese. Posate. Voglio già morire.

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Ore 10.19.
Sono andato dalla vicina per parlare di una cosa e ho usato il Voi. Dopo qualche minuto di conversazione durante il quale, lo ammetto, aveva uno sguardo perplesso, mi ha chiesto “Scusi, ma voi chi?” e io, sospirando, mi sono limitato  a indicarla, dicendo “Voi, voi”. Secondo me, non mi aprirà più la porta.

Ore 12.30.
Una cliente, al telefono, mi ha leggeremente urtato il sistema nervoso. Ho rischiato, dopo aver attaccato, di violare il “niente parolacce, niente bestemmie”.

Ore 12.49.
Sono andato al ristorante del mio posto di lavoro, per prendere un caffè. Una cliente mi ha scambiato per il maitre di sala e mi ha chiesto di mostrarle un tavolo libero.
Gliel’ho ovviamente mostrato e le ho anche scostato la sedia.

Ore 13.54.
Da quando sono in ufficio, ho messo su Mozart. I colleghi, abituati a sentirmi ascoltare hard rock e metal, mi stanno fissando veppiù basiti. Ho chiesto se per caso la musica dava loro fastidio e se avevano delle preferenze, hanno tutti fatto finta di niente e non mi hanno risposto.

Ore 15.59.
Alla seconda ora di Mozart, il mio Direttore Commerciale ha prorotto in dei commenti che, essendo un gentiluomo, non posso riportare.

Ore 16.11.
Sto prendendo un caffè con i colleghi. Improvvisamente tengo la tazzina con il mignolo in su. Perplessità da parte di uno del ristorante, quando mi è passato accanto.

Ore 16.41.
Un cliente, al telefono, ha poc’anzi affermato una cosa non veritiera. L’ho contraddetto dicendo “bubbole” (ammetto che me l’ero scritto su un foglietto, nel caso avessi bisogno).

Ore 18.21.
La mia politica “niente parolacce” è miseramente crollata quando una bega, che seguo da diversi giorni, si è ripresentata e il mio linguaggio ha subito un momentaneo, per quanto imperdonabile, tracollo.

Ore 20.29.
Una cliente con la quale mi sono intrattenuto, fornendo indicazioni sulla città, mi ha ringraziato, dicendo che un servizio di questo tipo è raro, quasi fuori moda e complimentandosi per come porto bene i miei anni. Nutro un certo senso omicida.

Ore 20.40.
Tutta questa classe e questo Mozart cominciano a starmi stretti. Ho un’improvvisa voglia di ascoltare “La cassa spinge come spinge tuo marito”.

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4 risposte a And then there were none /8

  1. kintsugi82 ha detto:

    A parte il tutto molto ridicolo, e molto divetente, quel capello leccato è talmente NO (NO NO NO!) che devo esternarlo in un commento. Proprio NO, prometti che MAI PIÙ una robaxdel genere.

  2. batchiara1 ha detto:

    “Una cliente con la quale mi sono intrattenuto, fornendo indicazioni sulla città, mi ha ringraziato, dicendo che un servizio di questo tipo è raro, quasi fuori moda e complimentandosi per come porto bene i miei anni. Nutro un certo senso omicida.” –> zono morta

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