Ieri sono stato a Roma.
Ché chi mi conosce lo sa che ho un rapporto un po’ così, con Roma. Però ci sono stato perché dovevo andare a una festa e perché, nonostante tutto, c’erano persone che avevo piacere di rivedere.
Se me l’aveste chiesto ieri mattina, mentre salivo in treno, avrei fatto alcuni nomi. Quello che non sapevo neanche io era che, invece, erano molti di più e l’ho scoperto quando me li sono trovati tutti davanti. Ed è difficile salutare qualcuno, quando i tuoi occhi si posano su tante belle facce che non vedi l’ora di baciare e abbracciare e continui a saltare di persona in persona e, lungo la strada, trovi anche sconosciuti che ti dicono il loro nome e, improvvisamente, ti accorgi che non ne conoscevi il volto, ma sapevi più di quanto immagini su di loro.
Poi c’è stato alcool (un giusto quantitativo), ci sono stati abbracci (uno smodato quantitativo), risate (un quantitativo mai abbastanza sufficiente). Qualcuno ha pianto. Qualcuno ha vomitato. Qualcuno è stato timido fino alla fine. Qualcuno si è baciato. Qualcuno ha fatto promesse da marinaio.
A un certo punto, giuro, ci hanno buttato fuori dal locale. Cioè sono venuti lì e ci hanno detto “noi staremmo chiudendo”. Ero abbastanza incredulo, ma, oh, la gente ha questa usanza qui e quando sei a Roma fai come i romani.
Il peggio è sempre il mattino dopo. Quando non c’è più, tutta quella gente lì. Non c’è l’alcool e non ci sono gli abbracci. C’è stanchezza. C’è lavoro. Ci sono bruciori di stomaco. C’è voglia di rivederle, quelle persone, e riprendere da dove ti sei fermato perché, per tipo 5-6 ore, la tua testa ha smesso di navigare nel passato e nel futuro ed è rimasta sul presente, gli occhi pieni di bellezza e di affetto.
Ché alla fine è tutta lì, la nostalgia. Nel non avere vicino le cose belle e le persone amate.
Quindi grazie, per quelle 5-6 ore, per l’alcol e per gli abbracci. Per un vinile regalato. Per una bella parola. Per una risata o un sorriso. Per un bicchiere e un brindisi. Anche per gli attimi di imbarazzo tipo “ma ti ho giù salutato?”. Per il dirsi “ciao, alla prossima” dieci volte, perché, sotto sotto, non te ne vuoi andare via. È stata una bella serata e per questo grazie a voi.
…So fill to me the parting glass
And drink a health whate’er befalls
Then gently rise and softly call
Goodnight and joy be to you all…
..e come si dice.. “Quanno ce vo’..” 😉
Sei passato per l’Urbe e non ti sei fatto vivo, potrei quasi picarmi…vorra’ dire che ti rompero’ le palle come passero’ per Bologna e dintorni! Da bere, lo (avrei offerto) offrirò io! Un caro saluto
Jack