Da appassionato di vecchio cinema (e da amante di Che fine ha fatto Baby Jane?), conoscevo il dietro le quinte dell’odio tra Bette Davis e Joan Crawford. Quando è stata annunciato Feud ero curiosissimo e trepidante. Quando hanno annunciato Susan Sarandon e Jessica Lange, nei ruoli delle protagoniste, ero ancora più trepidante. Ryan Murphy, alla scrittura, aveva avuto modo di intervistare a lungo la Davis e sa di cosa parla, quando racconta tutta la storia delle due attrici e della pellicola che le vide insieme. Però, quello che non mi aspettavo, è che Feud diventasse una narrazione magnifica del ruolo della donna nel cinema (e non solo) di quegli anni e una tristissima riflessione sul tempo che passa e sull’abbandono. Se non la state seguendo, recuperatela, la prima stagione dura otto puntate ed è bellissima (la seconda, pare, sarà incentrata sul rapporto tra Carlo e Diana, che mi interessa meno, ma, ammetto, a questo punto sono curioso).
Ho iniziato a leggere la saga di Geralt di Rivia, pur non avendo, ancora, giocato a nessuno dei videogiochi tratti dai libri, perché ero curioso di leggere un fantasy scritto da polacchi e così famoso nel mondo. Per vedere come, da quelle parti, interpretano l’idea di fantasy, se più verso lo stile inglese o quello americano o, Dio ce ne scampi e ce ne liberi, verso quello giapponese.
La sorpresa è stata trovare delle storie scritte, veramente, con uno carattere squisitamente europeo e, mi spingo a dire, che sono più dalle parti dei fratelli Grimm che da quelle di Tolkien. Questo sia perché c’è cattiveria, c’è sangue e, spesso, c’è una patina di amarezza e di finali poco consolatori e sia perché Sapkowski si diverte un mondo a prendere favole classiche e a rileggerle in maniera più cruda di come le conosciamo (particolarmente divertente La bella e la bestia, tra quelle che ricordo). I primi due libri sono racconti brevi, spesso molto divertenti. Poi c’è una saga di quattro libri, sui quali sospendo il giudizio, essendo a poco meno di metà del primo (e, lo ammetto, per il momento non essendo molto colpito, come se Sapkowski avesse difficoltà a gestire una cosa di più ampio respiro).
Da buon ultimo sono finito a sentire l’album di LP, Lost on you, e, molto banalmente, ad amarlo molto. Lei ha una voce pazzesca e, sullo schermo, anche un incredibile carisma, pur non rientrando nei canoni di bellezza classica. Se non l’avete ascoltata, fatelo, non ve ne pentirete.