Il mio cellulare, alla fine, è arrivato in fondo. Dopo tre anni di servizio, ha cominciato a non farcela più. Prima la batteria che durava sempre meno, poi le volte che si spegneva di colpo o che faticava a uscire dalla modalità di risparmio energetico. Infine lo schermo che ha cominciato a staccarsi dal corpo.
Ricordo il giorno in cui lo presi. Mi venne dato con il rinnovo del mio abbonamento con la mia compagnia telefonica di allora, cosa che accettai di fare perché troppo stanco e pigro per cercare una alternativa valida. Ero nel parcheggio dell’hotel, dove ancora lavoravo; era un giorno d’estate e io stavo lì, che camminavo in tondo, mentre fumavo e pensavo a un sacco di cose, mentre l’operatrice sciorinava a voce le condizioni di rinnovo.
Negli ultimi anni, ho sempre avuto cellulari Apple, il che significa che, a ogni cambio, aggiornavo il successivo importando la vecchia rubrica nel nuovo. A questo giro non ho continuato sulla stessa strada e, come tante altre cose, quest’anno, ho cambiato modello e marca e mi sono ritrovato davanti alla terribile operazione di copiare i contatti dal vecchio al nuovo.
Ci sono un sacco di cose che succedono, mentre lo fai, o che, quanto meno, sono successe a me.
Trascrivere una rubrica è come fare un viaggio nello spazio e nel tempo. Nel primo caso, ti sposti in dimensioni dove, della tua vita, fanno parte persone di cui ignori totalmente l’aspetto, il motivo per il quale siete entrati in contatto e anche l’esistenza. E ti ritrovi a leggere nomi e a chiederti chi sono. Chi è Esther? Chi è Andrea Inglese che ha, effettivamente, un prefisso inglese? Chi è Vittorio? Che ci facevi, nella mia vita, Vittorio? Perché sei nella mia rubrica?
(ironicamente, ci sono altri contatti di cui, nonostante nomi vaghi o strani, ricordo perché sono lì, pur non avendoci niente a che fare, tipo “Coso di magia” o “Folì”)
Il viaggio nel tempo, in qualche modo, è più intenso e straniante. Ritrovi nomi di persone che ti ricordano altri momenti, altri tempi, altri te stesso. Ci sono quelli che sono legati alla tua università o al tuo vecchio club nerd. Ci sono quelli che sono entrati e usciti dalla tua vita così rapidamente che ti stupisci di essertene segnato il nome e ci sono quelli che, forse, nella tua vita non ci sono entrati mai, ma, per qualche ragione, vi siete scambiati i numeri.
Ci sono i numeri di persone che te lo hanno dato quando, ancora, non c’era Whatsapp e Telegram e la messaggistica istantanea e ancora ti mandavi gli SMS, consumando schede prepagate e limiti del tuo abbonamento telefonico.
Ci sono i numeri di parenti o conoscenti che hai registrato solo perché ti hanno proposto di farlo e tu hai accettato per quieto vivere e ci sono i numeri di persone con le quali, alla fine, non ti sei mai scritto, chissà perché.
Ci sono contatti che hai registrato quando eri un giovane scapestrato che pensava di potere diventare qualsiasi cosa e ci sono quelli di quando eri un tizio malmostoso che fumava e beveva troppo. Ci sono quelli di quando ti piaceva conoscere le persone, parlare con la gente, e ci sono quelli di quando facevi quanto in tuo potere per entrare nelle mutande di qualsiasi essere di sesso femminile entrasse nel tuo raggio d’azione.
Poi ci sono i numeri di persone a cui hai voluto bene, mentre ora no, spesso ricambiato. Ci sono i numeri di persone a cui hai voluto bene e ancora gliene vuoi, spesso non ricambiato. Quelli di persone a cui vuoi bene e con le quali ti senti regolarmente e quelli di persone a cui vuoi bene e che non senti da un po’, perché sì, perché così va la vita e questi anni di silicone e di distanze virtuali facilmente superabili ci hanno reso più facile trovarci, ma non sono riusciti a renderci più difficile perderci.
Allora cominci a scrivere ad alcuni di quei nomi, chiedi come stai e cosa fanno e che raccontano di nuovo, mentre, forse, vorresti solo dire “scusa se sono scomparso, ma, ogni tanto, fatti sentire anche tu che mi manchi” e invece no, non si fa, però si chiede come vanno le cose e si cerca di riprendere qualche filo del discorso.
Ad alcuni, invece, non scrivi. Perché così va la vita e certe persone si allontanano e non sempre è per un trauma o perché non ci si vuole più bene, ma solo perché le correnti ti portano in direzioni diverse e non sempre si possono o si vogliono combattere.
Però leggi i loro nomi e hai brevi flash dei loro visi o di momenti vissuti insieme e, se sei fortunato, sorridi e pensi che è stato bello, ché come diceva quello lì “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati” e vorresti scrivergli due righe, anche solo “grazie e che la tua corrente sia dolce”, ma non lo fai e ti limiti a guardarli allontanarsi dentro un cellulare vecchio e mezzo scassato che si spegne, portandosi via, assieme a loro, ricordi di avventure, viaggi, momenti e vite.