Quelle strane giornate dove il tempo passa in fretta, poi si ferma, poi riprende a scorrere, poi si ferma di nuovo e tu, improvvisamente, non sai che ora sono, che giorno è, che persona sei.
Parli con colleghi. Parli con amici. Pensi a cose. Pensi ai progetti che stanno lì, a un passo da te, se solo allungassi la gamba per raggiungerli.
Pensi a cose che hai fatto e che ti mancano, anche se sai che non sono più parte di te.
Pensi a posti in cui sei stato e dove, quando torni, sei il fantasma che li infesta, con le sue nostalgie e le sue memorie.
Pensi a persone con cui non parli e che un po’ ti mancano, ma c’è quella cosa dello stupido orgoglio che ti impedisce di dire “e vabbè, dai, chi se ne frega”.
Pensi a musica che vuoi ascoltare e a film che vuoi vedere.
Pensi al tuo lavoro, ché quello non manca mai, nella tua mente, e a come ti sia semper più difficile non dire al tuo capo “non me ne frega un cazzo” almeno il 95% del tuo tempo.
Metti su una canzone. Infili un auricolare. Ascolti. Respiri. Riprendi a lavorare.
A volte non è orgoglio quello che ti fa dire “va beh dai, chi se ne frega” a volte è spirito di sopravvivenza e qualsiasi cosa sia il problem è che “frega” sempre…
Ma sì, ma ci sono pure le volte che sono tutte cazzate e basterebbe alzare la cornetta e dire “oh sai che c’è? Che mi manchi e non so manco perché non ci parliamo e quindi, dai, racconta, come stai?” e invece non lo facciamo.
Già