Sono tornato alla scrivania.
Ho progetti di cose da fare. Di persone con cui parlare. Di lavori da portare avanti.
Ho speranze di cambiamenti che potrebbero accadere.
Ho tanta stanchezza arretrata. L’idea che mi manchi sempre quel metro lì, quello finale, anche se non so per finire cosa.
Ho i fantasmi del passato che hanno preso residenza sulla mia spalla. Si presentano sotto forma di ricordi, di musica, di film, di flash di qualcosa che è stato e che non sarà mai più, sia nel bene che nel male.
E ho questo senso di incombente disastro dietro l’angolo e come se, davanti a me, ci fosse uno di quei grandi cattivi dei film che ho visto (potrebbe essere Hans Gruber o Thanos o anche solo il Colonnello Nathan Jessep) che mi guarda, fa un sorriso storto e dice “lascia perdere”.
Metto su la musica. Torno a lavorare.
ma che lasci perdere, avanti avanti, go go go!
Mh.
Don’t make me cry on my own hangar deck.
Vivi, what do you hear?
Nothing but the rain, Fabri.
Then grab your gun and bring in the cat.
Boom, boom, boom.
“Non fa male, non fa male!”
In realtà sono più nella fase successiva, quella di “ne vedo tre” “colpisci quello in mezzo”.
Dai, che poi arriva anche il momento: “Adrianaaaaa!”