Quella cosa di Settembre che è un nuovo inizio. Alcuni dicono il vero inizio dell’anno.
Parlavo con un amico e cercavo di spiegare gli ultimi mesi. Tentato di incasellare le cose, in fila, di spiegare problemi, grandi, medi e piccoli, che ho vissuto. Ho cercato di spiegare come, di nuovo, ho ribaltato il tavolo e sono davanti al terreno da arare, curare, seminare e innaffiare.
Ho cercato di far capire che sono più vecchio e stanco delle ultime volte che mi è successo e che lo vivo con sempre maggiore ansia e paura e preoccupazione. Che dormo peggio del solito, per quanto possibile, che sogno di salutare vecchi amici che non so chi siano, con tanto di musica da film romcom a salire.
Che non so bene, un’altra volta, che ne sarà di me, da qui a, toh, un mese. E che, nonostante ci stia provando, Ringo, ci stia provando con grande fatica a stare calmo, vorrei solo chiamare i miei genitori e chiedergli di fare il loro maledetto lavoro genitoriale e dirmi che andrà tutto bene e tranquillizzarmi e prepararmi la torta al cioccolato, ché me la merito.
D’altra parte, gli ultimi mesi sono stati anche benedetti dal fatto, per casualità e per condizioni inattese, ma fortuite, ho avuto modo di vedere tanta gente. Soprattutto: ho avuto modo di vedere persone a cui voglio davvero bene.
Alcune sono venute qui, a fare visita. Alcuni di quelli che mi hanno visitato erano figure che conoscevo solo in maniera virtuale e che sono state così carine da mostrami come, in carne e ossa, fossero le belle persone a cui mi ero affezionato, leggendole in giro.
Altre sono persone che già avevo incontrato e che ho avuto modo di rivedere. Per un aperitivo, per un pranzo, per un concerto, per una cena per due chiacchiere davanti a un bicchiere, seduti in una piazzetta o in una birreria. A raccontarsi. A raccontarci. A tirare fuori dubbi, confidenze, aneddoti, cose anche vacue, ma che, proprio perché raccontate con quella leggerezza e con il piacere di condividere, mai noiose.
La sensazione, al momento di andare via, di essere stati abbracciati a lungo e di essere stati, per quel tempo, coccolati e tranquilli e senza pensare alle brutture della vita.
Perché c’è anche tanta commovente bellezza, a questo mondo. La posso vedere nelle persone che amo, nei loro gesti, nei loro occhi, nel calore che provo, quando ci penso.
E nella confusione e nella paura e nel dubbio, ritornare a loro con il pensiero e sorridere. Perché è grazie a loro che, oggi, ricomincio ad arare un po’ più leggero.
(però se qualcuno mi fa la torta al cioccolato, io mica ho niente contro, eh?)
Andrà tutto bene, C.
Speriamo, B.
BiFcotti?
Fempre.
tu non so se te lo ricordi, ma mi hai abbracciata per davvero un giorno di settembre di tre anni fa, a torino, in cui mi sentivo davvero completamente a terra e spaventata e sola e stanca. Ecco, io ho sempre qui lo stesso abbraccio, da ricambiare. Grande.
Picci. ❤