La sveglia che ti tira giù dal letto mentre stai sognando di essere un giocoliere. Fai volteggiare birilli nell’aria e, mentre lo fai, pensi al tuo vecchio lavoro e al tuo nuovo.
Ti alzi, incoraggiato dalla gatta che miagola e ti chiede di sbrigarti, perché vuole le crocchette.
Prepari la colazione. Gesti precisi. Passaggi rapidi. Nel frattempo cerchi di svegliarti, ma ti ritrovi a pensare agli amici lontani, ai luoghi che vorresti visitare.
Sei passeggero lungo memorie di persone e luoghi. Rivivi momenti in cui bevevi spritz e cazzeggiavi, istanti in cui stavi su treni che ti portavano in giro, ore passate al tavolo di un bar a scrivere.
Ripensi a mani strette, a corpi abbracciati, a sorrisi ricevuti, a sguardi commossi o affettuosi.
Il caffè che ti sveglia e ti fa rendere conto che sei giocoliere anche nella vita di tutti i giorni, ma che, per la prima volta da non sai quanto, lo vivi con più leggerezza, ché serenità no, serenità non sei tu, ma senza il senso ineluttabile di sconfitta e dannazione che ti ha accompagnato per anni.
Guardi i birilli volteggiare e ti fai domande e senti le mancanze, ma, tra un birillo e l’altro, riesci a respirare e a dirti che, se non oggi, domani potrai rilassarti e pensare che va tutto, se non bene, per una strada meno accidentata del solito e del previsto.
Bevi il caffè, mentre la gatta ti si struscia addosso.
“Ma ero molto più vecchio allora, sono più giovane di così ora…”