Ieri mattina stavo tornando a casa per la mia pausa pranzo e ho preso, come ogni martedì e giovedì, il sottopassaggio della stazione dei treni.
Ci trovo sempre un ragazzo con la chitarra che suona e, a volte sì, a volte no, gli lascio qualche moneta.
Ieri ero di fretta, avevo fame, ero stanco e non mi sono fermato, ma, passando, ho sentito un breve pezzo, la coda di un assolo di chitarra che conoscevo, ma che, sul momento, non riconoscevo.
Siccome, ho detto, avevo fame, non mi sono fermato per ascoltare il resto, pensando che mi sarebbe venuto in mente senza problemi.
Ora, è questa la cosa buffa della mente umana: non mi è tornato in mente.
Inizialmente pensavo fosse “Wish you were here”, ma no, non lo era. Quindi ho cominciato a cantare ossessivamente la cosa nella mia testa, sicuro che sarebbe riemerso, in qualche modo, ma niente, non c’era verso.
Dopo un’oretta, durante la quale rischiavo di impazzire, ho mandato un messaggio vocale a un’amica, chiedendole aiuto, sicuro che lei l’avrebbe riconosciuta (non so perché proprio lei, basilarmente mi fidavo del suo essere OCD, credo).
Neanche lei lo sapeva.
È qui la seconda cosa buffa di questa storia: lei ha contattato altri amici, inoltrando il mio messaggio vocale, e chiedendo loro aiuto.
Neanche loro lo riconoscevano e anche loro hanno cominciato a pensarci ossessivamente.
Uno di loro ha inoltrato il messaggio vocale a un suo amico espertissimo. Neanche lui lo ha riconosciuto e stava impazzendo.
Nel frattempo io ho mandato il messaggio a un mio amico musicista e, dopo un paio di tentativi, pure lui non riusciva a trovarlo e lo ha fatto ascoltare a tutto l’ufficio e nessuno di loro lo riconosceva e…
In breve sono stato il paziente zero di qualcosa di molto simile a una epidemia zombie. Nel giro di poche ore, ricevevo suggerimenti e mi venivano inoltrati messaggi vocali di gente che non ho mai visto prima, con la quale non ho mai parlato, che dicevano la propria.
La propria, di solito, era composta da “possibile titolo” + “ma no, non è questo, però la conosco” + “è che ha un giro che si adatta al 90% della produzione musicale” + “che lui sia maledetto, sto impazzendo”.
Ne abbiamo parlato per ore. Credo che sia un pezzo dei ’70. No, non suona come un pezzo dei ’70. Secondo me, sono i Turin Brakes. Non li ho mai ascoltati. Ma come è possibile che non li abbia mai ascoltati? Troppi BMP per essere i Pink Floyd. Mi ricordo che c’erano degli archi in sottofondo, non possono essere i Guns’n’Roses.
Sono tornato a lavoro e, arrivato lì, ho attaccato il virus ad almeno una collega (che, va detto, l’ha preso in maniera leggera, ci ha pensato, ci ha riso su e se n’è dimenticata).
Ho poi ricominciato a lavorare e, quando ho avuto un’attimo di pausa, un 3 ore dopo, mi apprestavo a scrivere a un altro mio amico che è una enciclopedia musicale, mentre continuavo a ricevere messaggi con suggerimenti misti a maledizioni varie e multiformi. E mentre digitavo sul cellulare il mio grido di aiuto e ripassavo mentalmente per la volta duemilaseicentoquarantesette quel breve spezzone di chitarra elettrica, il titolo della canzone mi è venuto in mente.
Era Angel di Robbie Williams.
Ora, qui l’ultima cosa buffa della vicenda: a me Angel di Robbie Williams manco piace. La trovo una roba scialba e banalotta. Ma c’è stato un periodo in cui, visto l’enorme successo che aveva riscosso, la sentivi pure con la televisione spenta e quindi, in qualche modo, la ricordo. O, per lo meno, ricordo quel passaggio lì
Ho cominciato a mandare in giro messaggi dove rivelavo la soluzione. La cosa bella è che hanno tutti riso (almeno quelli con cui ho parlato io. Almeno ufficialmente, magari, dietro lo schermo del cellulare, stanno pugnalando ripetutamente una mia bambolina voodoo. Il che, va detto, spiega perché ho dormito così male, stanotte. Quello o la cena che mi è rimasta sullo stomaco. Probabilmente la cena. Ma sto divagando). Molti hanno ammesso di essersi divertiti, alla fin fine. Altri mi hanno chiesto come ho potuto pensare che Angel fosse Wish you were here.
È stato un bel momento, però. Una delle rare volte in cui Internet ha fatto una roba genuinamente divertente, per me, e in cui ha portato insieme persone che non si conoscono per qualcosa che non fosse un tweet di Trump o la recensione dell’ultimo film Marvel.
E comunque, fanculo, era Angel di Robbie Williams.