La gatta che ti occhieggia e sembra sempre arrabbiata e insoddisfatta, concedendosi, ogni tanto, pause per farsi coccolare.
Non ha ancora accettato i cambiamenti nella casa, i nuovi ritmi, i nuovi odori, il via vai di gente. Chissà se lo farà mai.
La musica dei Flogging Molly, di The White Buffalo, di Bob Dylan che risuonano nelle tue cuffie, assieme a qualche rara, nuova scoperta che Spotify ti fa fare, ma che, finora, non ha superato la prova del tempo.
Hai smesso di seguire un sacco di serie televisive, hai smesso di guardare un sacco di film. Guardi fuori dalla finestra il mondo che ti è stato restituito dopo la quarantena e non lo riconosci. Ha i contorni e i colori e i rumori del posto dove vivevi un tempo, ma non è lo stesso posto. Tu non sei la stessa persona, del resto, perché lui non dovrebbe cambiare?
Ti mancano gli amici, ti mancano i social network. Ti manca quella sensazione che, in qualsiasi momento, potessi trovare qualcuno con cui parlare, qualcosa di cui discutere. Torni a guardare vecchi luoghi e sono semi deserti e semi abbandonati. È come visitare il posto dove passavi le vacanze da piccolo e trovarlo impolverato e pieno di gente che non sai chi sia.
Ti manca viaggiare. Realmente ti manca la possibilità di scegliere, se farlo o meno. Di poter decidere di andare da qualche parte per qualche giorno, per un fine settimana, senza dipendere da un virus che richiede che ti faccia un tampone se parti, una quarantena se arrivi, che potrebbe farti cancellare un volo all’improvviso, magari solo quello d’andata o solo quello di ritorno, mettendoti in difficoltà con il lavoro, con la vita di tutti i giorni.
In un episodio di “Studio 60 on the Sunset Strip”, lo show dove lavorano i protagonisti invita dei musicisti di New Orleans, il primo Natale post uragano Katrina, per farli lavorare e dargli così la possibilità di fare qualche soldo da mandare a casa, magari di comprare dei regali a coloro che sono lì. Durante il breve concerto, vengono mandate in onda immagini della città e, alla fine, una scritta che recitava, più o meno “Tutto ciò che voglio per Natale è riavere indietro la mia vita”.
Ci ho pensato spesso, ultimamente, quando ho pensato “rivoglio indietro il mio mondo”.
Chissà se ce lo restituiranno mai.
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