And I won’t forget to put roses on your grave…

Quei giorni in cui quello che vuoi dire esce facile facile. E quelli, invece, dove le parole rotolano faticosamente fuori dalla tua bocca, dalle tue dita, e ti ritrovi a lottare per riuscire a capire tu per primo come vorresti esprimere quello che hai dentro.
L’autunno che arriva, gentile, ma deciso, inarrestabile e il tuo supermercato che, a Ottobre, vende pandoro e panettone e manco vivi in Italia, vivi nella maledetta Spagna.
Il passato che torna a bussare per dirti “ricordi quando…?” e farti sentire la mancanza di persone lontane, così forte che hai lo stomaco attorcigliato e un peso sul petto.

Tu che vorresti stenderti da una parte, in silenzio, magari bere un bicchiere di whisky, magari fumare una sigaretta, e invece corri. Corri da un punto all’altro, da una responsabilità all’altra, da un compito all’altro. Se ti fermassi e respirassi, cadresti a pezzi?

La gatta che ti si struscia addosso, come a dire che non importa quanto sono cambiate le cose, quanto tu sia distante con la testa e il corpo, per lei sei sempre il suo divano preferito, soprattutto ora che è arrivato il fresco e le tue gambe sono meglio di niente.

La carezzi, respiri a fondo, chiudi gli occhi. Alcune cose, per ora, per fortuna, sono ancora le stesse.

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