The Pieraccioni paradox

Anni fa, era molti anni fa, così molti anni fa che non ci penso neanche per sbaglio a contarlo, ché sto avendo giornate abbastanza difficili già da solo. Anni fa, dicevo, ero un giovane che si appassionava alle cose. Non è che adesso non mi appassiono, per dire, è che adesso ho sonno. O fame.

Comunque, una delle mie passioni, era il cinema. Molto banalmente, guardavo qualsiasi cosa. Senza continuità di sorta e senza filtro. Film americani, slasher, action, drammoni inglesi, cinema iraniano, tedesco, toh guarda fanno una proiezione doppia Scola-Raimi, andiamoci.

(in merito a questo, quanto erano belli, i videonoleggi? Non c’è servizio di streaming che tenga, che possa replicare quella meraviglia lì)

Si diceva che molti anni fa, guardavo tutto quello che era cinema e leggevo tutto quello che era cinema. Interviste comprese.
Un giorno lessi un’intervista a Leonardo Pieraccioni. Io non ho un’opinione precisa, su Pieraccioni, sinceramente. Ci sono un paio di scene de I laureati che mi hanno fatto ridere. C’è Il ciclone, che per me rimane un bel film. Tutto ciò che è venuto dopo l’ho abbastanza evitato perché ho capito che era entrato nel tunnel del ripetere sempre sé stesso.
L’intervista in questione era per il suo film Il pesce innamorato e lui raccontava del suo rapporto con il successo e la sua difficoltà con il seguente fenomeno, diceva (più o meno, non è che ricordo parola per parola) “diventi famoso e improvvisamente ti chiedono un parere su qualsiasi cosa, dalla política al perché i ragazzi preferiscono i boxer alle mutande. E tu mica ce le hai, quelle risposte”.

Molti anni dopo (di nuovo, non intendo contare quanti), un giorno leggevo l’account Twitter di Zerocalcare (lo percepite pure voi, il viaggio del tempo cominciato con i videonoleggi e finito con i social network? Vi sentite vecchi? Eh). Lui pubblicizzava l’uscita di Kobane calling su L’internazionale, la sua storia legata alla situazione curda, di cui lui è un sostenitore da tempi immemori. Nei commenti, una ragazza lo invitò a parlare della situazione palestinese e Zerocalcare diede l’unica risposta sensata (di nuovo, vado a braccio): “non ne so niente e non è che uno si può improvvisare esperto su argomenti così delicati”.

Ecco. Lo sa Zerocalcare. Lo capisce pure Pieraccioni. Barbero, dio bono, cos’hai contro la vita tranquilla?

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